La Psicoterapia della Gestalt non è (solo) una terapia della parola, ma è una terapia in cui il corpo è un elemento centrale, è sentito, è ascoltato. Concetto fondamentale in Gestalt è quello della consapevolezza, che non è solo una consapevolezza cognitiva, ma è una consapevolezza corporea globale di tutti i livelli e le funzioni (cognizione, emozione, sensazione) dell’organismo. Il corpo in Gestalt non è metafora, non è utilizzato simbolicamente, ma è protagonista del lavoro esperienziale. Il lavoro di ascolto interocettivo del corpo permette la rielaborazione di vissuti emotivi irrisolti e disturbanti e la possibilità per la persona di ricominciare a progettare la propria vita.
La Psicoterapia della Gestalt è stata fondata da Friedrich Salomon (Fritz) Perls e dai suoi collaboratori, Laura Posner Perls e Paul Goodman, tra gli anni ‘40 e ‘50 del secolo scorso. Il loro lavoro è il risultato di una sintesi e di una evoluzione di alcuni approcci preesistenti e di diverse tendenze culturali e intellettuali in una forma nuova, teoricamente e clinicamente raffinata e sofisticata.
La storia di vita, le vicende storiche dell’Europa nei primi 40 anni di vita di F. Perls hanno reso centrale, e forse indispensabile, per lui promuovere un’integrazione costante delle idee e delle conoscenze del tempo. Il suo coinvolgimento nelle due guerre mondiali, nella prima in qualità di medico “costretto” a prestare servizio, nella seconda come ebreo (ateo) costretto a fuggire dalla Germania di Hitler, influenzerà profondamente la sua visione del mondo e dell’essere umano. Medico, assistente di Kurt Goldstein a Francoforte prima, poi a Vienna con il premio Nobel Julius Wagner-Jauregg e con Paul Schilder, attento studioso delle teorie freudiane, Perls prese parte alla comunità psicoanalitica, facendo diverse analisi personali, di cui le più importanti e significative con K. Horney e con W. Reich, e diverse analisi didattiche, fino ad arrivare alla fondazione dell’Istituto Sudafricano di Psicoanalisi (approda in Sudafrica scappando dalla Germania nazista con l’aiuto di Ernest Jones). Qui entrò in contatto con le idee di J. Smuts espresse nel libro “Olismo ed Evoluzione”. Laura Perls, sua moglie, era una psicologa formatasi alla scuola della Psicologia della Gestalt dell’Istituto di Francoforte e diventata successivamente anche lei psicoanalista, contribuì in maniera sostanziale alla teorizzazione della Psicoterapia della Gestalt. Ai riferimenti medici e psicoanalitici, Perls affiancò nella sua teorizzazione, i molteplici stimoli filosofici, culturali e politici provenienti dalla Berlino degli anni tra le due guerre.
Perls diede centralità all’istinto della fame (bisogno), da affiancare alla centralità che dava Freud alle pulsioni sessuali (desiderio). Per lui era importante, nel lavoro terapeutico, il processo di “masticazione” e “digestione” delle esperienze passate e presenti, degli “introietti” ovvero “oggetti” provenienti dall’ambiente non digeriti e la facilitazione dell’assimilazione e dell’integrazione dei “pezzi”, delle parti della propria esistenza.
Portò avanti la tradizione dei “dissidenti” dell’ortodossia psicoanalitica, soprattutto il lavoro della “tecnica attiva” proposta da Ferenczi e il lavoro sul corpo e sul non verbale del primo Reich, quello di “Analisi del carattere”, dove si comincia a dare importanza all’analisi delle resistenze e al lavoro sul presente, prima che alla ricostruzione del passato.
Perls non ha mai smesso di integrare, in maniera libera da ortodossie e dogmi, i contributi apparentemente più distanti, provenienti da tutte le scienze umane, non seguendo una modalità eclettica, ovvero secondo una sovrapposizione e giustapposizione ateorica, ma sempre integrando e ricercando una forma (Gestalt) coerente, pregnante, mai definitiva, per la conoscenza e la comprensione del funzionamento dell’essere umano.
Molti dei concetti teorici, di teoria della tecnica e alcune tecniche della psicoterapia attuale vengono utilizzati misconoscendone l’origine, che è da ricercarsi, ancora prima che nella Psicoterapia della Gestalt, in quei seguaci di Freud che hanno messo in discussione alcuni presupposti dell’ortodossia freudiana.